Il Counseling è, a mio parere, una professione che possiede un valore intrinseco profondamente sociale (e di conseguenza anche politico) in quanto va ad occupare, con le sue competenze e specificità, uno spazio pubblico (della comunità) lasciato vacante dai cambiamenti radicali della nostra società iper-complessa. Il Counselor come professionista in grado di restituire umanità, libertà e dignità agli individui di oggi, sempre più smarriti e alienati, in primis da se stessi.
In effetti, l’attuale società appare particolarmente individualistica (ciascuno per sé, ciò che accade agli altri non mi riguarda e non mi tocca), ego-referenziale (cultura basata sul principio dell’ego narcisista che ignora le altre istanze umane), antropocentrica (visione dell’uomo come dominatore assoluto del pianeta a discapito di tutte le altre specie viventi e della stessa Terra con le sue risorse), materialistica (conta ciò che si possiede, e quanto si possiede, non ciò che si è) e separatista (nel senso che si basa sulla iniqua e innaturale separazione fra me e te, fra noi e loro, fra maschile e femminile, fra “sacro e profano”, fra cittadini aventi diritti e immigrati visti come intrusi, fra una ristretta minoranza oligarchica di ricchissimi e una sempre maggiore moltitudine di indigenti, fra “quelli che contano” e i “signori nessuno”, fra chi merita di vivere e chi è considerato sacrificabile, fra sedicenti esseri superiori e creature classificate inferiori e via dicendo): scelte (auto-)distruttive che portano ad un sempre più critico disequilibrio, nonché a ottusi odi religiosi e razziali, nazionalismi, specismi, ingiustizie, violenze di genere, ecc. Siamo tutti distinti, certo, ma mai veramente separati.
Attraverso un costante e sottile condizionamento mentale collettivo (uno stillicidio letale di criteri e inganni socialmente indotti), veniamo dis-educati fin da piccoli come vittime e schiavi a questi dis-valori da tutto il sistema-matrix (culturale, sociale, politico, familiare) che impone il dio capitalismo (al quale ci siamo irresponsabilmente e ciecamente immolati) e lo sfrenato consumismo con la conseguente globalizzazione dannosa, tanto più in questa ultima èra di generale digitalizzazione e informatizzazione inquinante. Viviamo in una società la cui cultura di massa è basata prevalentemente sul paradigma del profitto e del predominio (“produci, consuma, crepa“): disvalori che presumono la violenza e la diseguaglianza come naturale conseguenza, e anziché proteggere e preservare la vita, ci conducono verso la distruzione e la morte su più livelli e forme. Siamo sempre più “collegati” alle presunte informazioni (e notizie prive del minimo buon senso) di tutto il pianeta, ma sempre meno connessi con noi stessi e fra di noi, fisicamente, emotivamente, spiritualmente. Eppure, oggi più che mai dovremmo tenere da conto l’antico e sempre attuale mònito di Seneca: “Una vita inconsapevole non è degna di essere vissuta“.
Abbiamo scordato l’importanza del significato profondamente sacro della sofferenza umana, della vecchiaia e della Signora Morte come parti naturali e trasformative della vita (negate, nascoste, ripudiate fino a quando non siamo inevitabilmente costretti, impreparati, a farci i conti, spesso troppo tardi), rincorrendo follemente un’illusione di assenza di malattie o di fragilità, di perfezionismo estetico e di apparenza, di eterna giovinezza e di finta bellezza stereotipata, quando non siamo neppure in grado di vedere e coltivare la vera Bellezza dell’anima mundi (“La bellezza salverà il mondo” ci suggerisce Dostoevskij), che è suprema espressione dell’Amore spirituale.
Abbiamo smesso di celebrare quei rituali collettivi (tramandati in tutte le civiltà del passato) che sanciscono le naturali fasi e i passaggi della vita, in tutti i suoi cicli, necessari a tenere coesa la comunità, a ricordare e onorare i nostri ANTENATI, fondamentali per esorcizzare le umane paure, per la catarsi dell’aspetto orrorifico della natura (pertanto anche umana), essenziali per elaborare i lutti e le perdite, per imparare ad affrontare fatiche, prove e processi evolutivi, per condividere con gratitudine la pienezza dell’esistenza. Rituali indispensabili per viaggiare nel regno ctònio, ìnfero (cioè sotterraneo, in profondità, al centro del cuore, nell’Essenza dove facciamo esperienza diretta della vera conoscenza) e trasformare l’ombra in luce, l’ignoranza in saggezza ancestrale, la malattia dell’anima in guarigione, il limite in insegnamento, i demoni in alleati, per integrare gli aspetti archetipici dell’inconscio collettivo nelle esperienze personali (“come è dentro, così è fuori”, “come è in alto, così è in basso”). Rituali che contribuiscono a riconsegnare il naturale significato e senso sacro agli eventi della vita che toccano tutti quanti, “nel bene e nel male”, “nella gioia e nel dolore”: quella innata sacralità che l’uomo attuale ha rinnegato da tempo, condannandosi da solo. I riti di oggi, invece, sono diventati la venerazione “social” del vacuo ed effimero mondo virtuale e i templi moderni sono i centri commerciali con il relativo shopping al limite del patologico.
Ci siamo pericolosamente allontanati dal contatto diretto con la Natura di cui siamo inscindibilmente parte e della quale siamo responsabili, una madre natura di cui siamo figli come tutti gli altri esseri viventi, una madre che dovremmo onorare, rispettare, celebrare, proteggere e preservare…se vogliamo anche solo sopravvivere. Forse non ci rendiamo neppure veramente conto del danno che ci siamo procurati negando questo legame sacro naturale, trasformandoci in un virus infetto che sta distruggendo il pianeta ed i suoi abitanti. Mistificando, demonizzando e sottomettendo per millenni il Principio Femminile della vita (predominio sulla Grande Madre primordiale, di cui la Terra è il principale simbolo e la possente Natura Selvaggia l’immagine archetipica), abbiamo spezzato il naturale equilibrio di tutti gli opposti complementari (vedi il simbolo del Tao), del due che si fa uno e trino simultaneamente (Padre, Madre e Spirito) attraverso la relazione nell’unione ieratica dell’esistenza stessa. Perché senza relazione nulla può esistere in se stesso. Così, allontanandoci fisicamente e spiritualmente dalla relazione con la nostra madre primeva (archetipica e materiale), abbiamo perduto anche il contatto salvifico con il nostro corpo ed i suoi poteri, un corpo che non conosciamo, sentiamo, ascoltiamo più, ma che consideriamo spesso come una mera macchina al nostro comando oppure come un peso ingombrante, senza comprenderne l’importanza, il suo valore reale e significato sacro. Se la Natura è manifestazione del Divino e pertanto è perfezione, grazia, armonia ed è sacra, allora lo è anche il nostro corpo che è natura. Perché in natura assolutamente tutto è sacro, lo stato di natura è la sacralità stessa, lo stato naturale segue le leggi universali a cui tutti siamo sottoposti. Tuttavia l’uomo, ad un certo punto della sua evoluzione storica, ha deciso di allontanarsi dalle leggi di natura e proprio questo è stato il suo vero peccato originario a cui si è auto-condannato e da cui può redimersi soltanto ritornando sulla Via della relazione sacra con la naturalezza universale e l’armonia originale, ricordandosi che “La sopravvivenza del mondo sta nella natura selvaggia” (Henry David Thoreau).
Non sappiamo più comunicare e relazionarci attraverso il vero confronto (costruttivo invece che distruttivo), l’ascolto, il dialogo, la condivisione, l’alleanza, il riconoscimento della diversità e unicità come impagabile ricchezza. Non sappiamo più chi siamo veramente, sembriamo apparentemente umani, ma poi ci muoviamo come zombie privi di coscienza e compiamo quotidianamente atti di brutale crudeltà quanto di altrettanto brutale indifferenza. Siamo troppo concentrati sui nostri egoistici bisogni e impulsi senza senno, dominati dalla paura, dall’avidità, dalla stupidità e dalla insensibilità.
E’ sotto gli occhi di chiunque l’allarmante incremento globale di disagi psichici e relazionali, di solitudine, di violenza, di odio, di ignoranza, di miseria. Sembra essere sparito (o relegato a lontane – o volutamente rese invisibili – realtà derise come “buoniste”) quel senso comune di collettività, di reciprocità, di solidarietà, di mutuo aiuto che caratterizzava la società di soltanto pochi decenni fa: l’involuzione umana, in tal senso, è stata incredibilmente rapida nel perdere per la strada del cammino evolutivo le sue qualità più elevate; più che di civiltà, io parlerei di “inciviltà moderna”.
Troppo a lungo abbiamo negato il lato sinceramente spirituale dell’esistenza, quella dimensione essenziale dell’essere umano finalizzata all’auto-realizzazione nella personale interezza (“La felicità è l’attuazione del proprio essere” ci indica Aristotele). Abbiamo cancellato le nostre anime dall’equazione vita=benessere, nel senso di salute, energia, armonia ed equilibrio di corpo e mente (“mens sana in corpore sano” e “in medio stat virtus” ammoniscono gli antichi). Il sano equilibrio di un un corpo connesso alla natura e di una mente evoluta, però: la mente unitiva, integrale, superconscia, una overmind come la definisce Sri Aurobindo, che consente di percepire e conoscere la realtà in maniera non mediata, bensì diretta, immediata e non concettuale. Invece, nel tempo abbiamo continuato a scegliere di ingozzare esclusivamente la parte egoica e materiale, giungendo così ad una ipertrofia disfunzionale della mente duale-razionale e a corpi sempre più deboli e malati, e il risultato delle nostre scelte è davanti agli occhi di tutti.
Deleghiamo la responsabilità di noi stessi in toto al dio della scienza (guarda caso, le sole divinità che contano nella millenaria cultura patriarcale dominante sono sempre maschili), pretendendo che questo condizionato strumento prodotto dalla ristretta mente duale-razionale umana (dunque altrettanto limitato e imperfetto) debba rispondere a qualunque sano dubbio o inquietudine esistenziale, che possa giustificare qualsiasi meschineria e vigliaccheria umana e ancor più interpretare la realtà del mondo! Quando, al contrario, il lato meramente razionale-logico-scientifico può spiegare soltanto una esigua porzione dell’incomprensibile realtà che viviamo. Pianifichiamo le nostre piccole esistenze quaggiù come se fosse “tutto qui”, sul piano visibile-tangibile-materiale, mentre non ci accorgiamo del piano invisibile-sottile-energetico che, in verità, è proprio quel “back-stage” che dirige e plasma il palcoscenico delle nostre affannate vite. Ci siamo dimenticati totalmente che “Viviamo nel mondo, ma non siamo del mondo” (Giovanni 17,14).
In tale quadro sociale, appare evidente quanto impellente che siano necessarie delle figure in grado di aiutare quanto prima a riportare l’equilibrio universale e l’unione primeva in questo “folle mondo”, in questa follia collettiva dilagante. Ciò che l’uomo ha separato, l’uomo deve riunire, se vuole salvarsi. Incominciando dal primo di tutti gli opposti complementari: il principio femminile riunito al principio maschile. La dimensione del sacro ricongiunta al mondo terreno e così la natura alla quotidianità. La morte riconnessa alla vita. L’uomo riconciliato col divino immanente.
Dobbiamo cambiare lo strumento di indagine e conoscenza autentica della realtà attraverso la trasformazione della coscienza, perché la cosiddetta ragione “scientifica” fallace non è certo lo strumento adeguato per tale compito e la mente (duale) mente. La figura del Counselor Transpersonale, in particolare, possiede idealmente quegli strumenti e quelle abilità in grado di aiutare, guidare, sostenere e, ancor prima, di prevenire sia a livello comunitario che individuale.
E’ necessario ri-educare la nostra società occidentale all’amore spirituale come sentimento profondamente rivoluzionario, indispensabile per un cambiamento radicale della coscienza (coscienza individuale e collettiva insieme, perché non vi è l’una senza l’altra). Amore spirituale che non ha niente a che fare con il fasullo amore romantico propinatoci come sonnifero per rabbonirci, per nascondere o edulcorare la realtà, per allontanarci sempre di più dalla verità (che in cuor nostro agogniamo). E la Verità è sempre paradossale: due opposti veri simultaneamente, distinti ma non separati. Verità che – se vogliamo essere capaci di vedere oltre l’apparenza, di discernere, non confondere e strappare il velo di maya dell’illusione – richiede innanzi tutto una mente chiara e sveglia, lucida e aperta, pulita e sana, sgombra da indottrinamenti, pregiudizi, ipocrisie, falsità, inganni, condizionamenti, incantesimi e lavaggi del cervello di sorta: una mente libera e autonoma. Ecco come il risveglio delle coscienze diventa inevitabilmente un atto anche politico e sociale.
Un atto che esige amore vero, ossia puro, disincantato, incondizionato, circolare: l’amore che ricevo, lo restituisco in una continua catena circolare, appunto, dove tutti ne beneficiano. Per ricordarci, come umanità, che apparteniamo ad un’unica razza e che siamo inevitabilmente collegati, inscindibilmente uniti, e che ciò che accade al mio vicino (di casa o di nazione), accade anche a me, e che ogni azione, ogni scelta ha delle conseguenze naturali, che piaccia o meno. In una visione del mondo così, dove siamo tutti Uno e interconnessi, il gioco del potere, dell’inganno, del dio denaro (altra divinità maschile) viene presto o tardi a cadere.
Alla fine di tutto, il mistero e la sacralità sono le risposte che, se siamo attenti e vigili, possiamo cogliere come struttura dell’esistenza – e tutto ciò che possiamo veramente fare è diventare esseri realmente umani risvegliati, liberi da personali e collettive illusioni e sensi di colpa, da falsi e vecchi miti obsoleti (perché l’archetipo comanda gli inconsapevoli e guida i veggenti), guidati, invece, dalla consapevolezza autentica e da un cuore aperto e sincero, capaci di auto-determinazione e autonomia di pensiero. Eroi responsabili che lavorano con onestà su se stessi imparando a conoscersi per davvero, riconoscendo e onorando la propria – e altrui – vera Essenza (libertà corrisponde a responsabilità) e che agiscono in modo virtuoso, nobile e dignitoso.
Perché è proprio attraverso l’attento e paziente lavoro di tutti i giorni, coltivando il più possibile con gentilezza, impegno, sacrificio (sacro-fàcere: rendere sacro) ogni pensiero, parola e azione, che possiamo fare concretamente la differenza. Partendo da dentro di sé per agire sul fuori: è trasformando il piccolo che costruiremo il grande, è cambiando il nostro punto di osservazione che cambieremo il mondo, è mettendo in pratica i grandi valori umani che facciamo la rivoluzione! La rivoluzione dell’anima che è natura, bellezza, poesia, creazione, sacralità: lo stato naturale delle cose nella legge universale. Perché la ribellione è una forma dell’amore. Ogni singolo giorno, un passo alla volta, uno sguardo alla volta, una scelta alla vota, un insight alla volta…dando per primi l’esempio e diventando co-creatori della realtà che desideriamo attraverso il potere creativo, poetico dell’anima, la cui missione nel mondo è realizzarsi, compiersi nella relazione con l’amore divino. “Il miglior modo di dire è fare“ (Josè Martì, rivoluzionario cubano).
Perciò, se vogliamo tornare a vivere come esseri realmente animati, vivi (e non più come sonnambuli), se davvero aneliamo alla vera LIBERTA’ e al RISVEGLIO, è assolutamente necessario diventare attenti sia al mondo visibile che a quello invisibile, leggere i segnali, cogliere le sincronie della vita, ascoltare i messaggi dei nostri corpi e delle nostre anime. Così – come innumerevoli, uniche, potenti gocce che formano un unico oceano – avremo attivamente contribuito a creare la possibilità di un mondo nuovo, più equo e giusto, un mondo migliore per tutti, nessuno escluso. Iniziando adesso, perché tutto accade sempre e solo nell’eterno hic et nunc, qui e ora, pertanto sempre (che non è “per sempre”). In verità, non esistono passato e futuro, sono illusioni della mente (il passato non esiste più ed il futuro non esiste ancora): il tempo cosiddetto lineare è un prodotto della ragione, nel mondo dell’Essenza il tempo non è né lineare né circolare, bensì simultaneità e immediatezza. Di conseguenza è essenziale agire focalizzando un intento puro senza paura, senza preoccuparsi di ciò che è possibile o impossibile illusoriamente, ma continuando ad agire impavidi e distaccati dal risultato finale della nostra azione, che arriverà comunque come “effetto collaterale” della nostra giusta azione che fluisce naturalmente dal cuore.
L’attuale quadro sociale generale è certamente oscuro e riflette la tendenza del momento, tuttavia non cadiamo nell’errore di perdere di vista l’incorruttibile Forza di tutte le dovute legioni di luminosità e speranza che continuano a sussistere e resistere, a operare per un bene collettivo più grande e che ci guidano come un faro inestinguibile. Tanta ombra, altrettanta luce, si dice... Così la questione si impone con urgenza e non possiamo più fare finta di nulla e aspettare che cali dall’alto – come un deus ex-machina – un miracolo a salvarci, se non ci salviamo noi per primi, tutti quanti insieme (“Aiùtati che il Ciel t’aiuta“). Dobbiamo imparare di nuovo ad affidarci, ad avere fede (tornare a credere fermamente nel patto sacro fra umano e divino, nel mondo invisibile dell’esistenza compenetrato col mondo terreno), questo è certo. E dobbiamo compiere una scelta e decidere da che parte stare. Se non ora, quando? Se non io, chi per me?
Ecco come la figura professionale del Counselor (che deve essere prima di tutto un individuo coscienzioso, seriamente onesto, eticamente responsabile, professionalmente capace, umanamente preparato, dotato naturalmente di spiccata empatia e sensibilità) sia proprio ciò che serve oggi per contribuire a ristrutturare, a ricostruire gli elevati valori umani indispensabili per la collettività, in modo pro-attivo e collaborativo con tutte le altre figure professionali che lavorano sul take care (prendersi cura, avere cura) della persona, in particolare nel mondo dell’istruzione e della cultura. Perché è fin dal principio che bisogna correttamente educare gli uomini “nuovi”, per passare da una cultura desacralizzata, dell’indottrinamento e dell’ignoranza, ad una cultura che riporta in essere la sacralità dell’esistenza tutta nel mondo umano (bambini sani e felici = adulti liberi e realizzati).
Bisogna assolutamente continuare a seminare, coltivare, nutrire, proteggere, difendere, insegnare, diffondere quei Valori RIVOLUZIONARI improntati sul rispetto, la responsabilità, la consapevolezza, la naturalezza, la dignità, la nobiltà d’animo, il coraggio, l’onestà, la lealtà, l’alleanza, la cooperazione, la solidarietà, la compassione, la sensibilità, l’empatia, la pazienza, l’umiltà, l’amore, la fiducia, l’intelligenza (intelligere: saper leggere, comprendere, scegliere), la generosità (intesa come servizio, sapersi donare), la gioia, la bellezza, la gentilezza, la quiete, la pace… no matter what.
“Tratta gli altri come vorresti essere trattato”. “Ama e fa’ ciò che vuoi” (Sant’Agostino): questo è l’insegnamento più rivoluzionario in assoluto che possiamo mettere in pratica, adesso, quotidianamente. Pertanto, prima di tutto, AMA!
In conclusione: il Counselor Transpersonale come una delle figure attuali protagoniste per ripristinare le qualità più autenticamente umane atte a rispondere ai bisogni universali della dimensione esistenziale.
#l’UnionefalaForza